Il Carnevale di Sassari
Il Carnevale affonda le sue radici nella più popolare tradizione locale. Anche a Sassari, analogamente ad altre realtà europee caratterizzate da una società fortemente strutturata e gerarchica, costituiva una fonte primaria di liberazione e rinnovamento, grazie al suo ritmo spontaneo e irregolare: un’autentica esperienza di vita libera da gerarchie, contrapposta alle categorie fisse della quotidianità. Il senso sfrontato dell’ironia, il gusto per la battuta fulminante e i versi pungenti delle gobbule rappresentano alcune delle caratteristiche che distinguono nettamente il Carnevale sassarese dagli altri del resto dell’isola. In particolare le gobbule, composizioni poetiche o canzoni popolari, di presumibile discendenza dall’antichissima tradizione letteraria catalana delle coblas, rappresentano il carattere irriverente della festa. I tipici suoni del Carnevale sono rappresentati da strumenti che riprendono l’antica tradizione: il seghede-seghede o il carnevale zanzarra o serràggia (ricavato dalla vescica di maiale rigonfia d’aria posta su un fusto di canna), lu bottu (tamburo a frizione), lu trimpanu, (tamburello con sonagli), lu tamburu. Oggi accanto al Carrasciari di li mazzidaggi (il Carnevale dei Macellai), a Sassari hanno luogo diverse iniziative che hanno come sfondo le vie della città: il teatro, la musica, le rappresentazioni di artisti di strada, le classiche frittelle, con un’attenzione particolare ai bambini. Nel Museo della Città - Palazzo di Città nella sezione dedicata al Sacro e al Profano si trova un'opera ispirata al Carnevale: si tratta della“Mascherata sassarese” (1937) di Eugenio Tavolara: trentadue pupazzi in legno intagliato e policromo.